Giudizio universale

Immaginiamo questa scena.

Un automobilista, uscendo da una stradina, deve svoltare alla sua sinistra e si trova parcheggiato davanti un motorino. Ad un passo dal motorino, c’è quello che sembra il proprietario dello stesso. La prima cosa che viene in mente – che verrebbe in mente a chiunque, sfido a trovare un automobilista che non lo farebbe – è quella di suonare il clacson. Dopo qualche attimo di esitazione il tipo sul motorino fa un cenno di attendere un momento. Passa ancora qualche secondo, forse attimi che però diventano eterni quando si è costretti ad attendere, che il signore alla guida dell’auto suona ancora il clacson, stavolta con maggiore insistenza. A questo punto quello del motorino si rivolge all’altro, con sguardo autorevole ma sempre con la flemma di chi non ha alcuna intenzione di spostarsi, dicendo che da lì non si può svoltare in quanto vige il divieto. L’automobilista, stizzito, inveisce poiché gli sembra di subire un’ingiustizia, come si permette questo signore di determinare se si può o non si può svoltare a sinistra?

Mentre avveniva questo scambio di opinioni tra i due, si sono aggiunti un altro signore con un bambino e si sono accomodati sul motorino. Tutti e tre, i due adulti e il bambino, rigorosamente senza casco, insistevano nel dichiarare che la svolta era vietata. Se ne andavano via, liberando finalmente la strada, insistendo nel loro giudizio che bisognava rispettare le regole. Da lì non si può svoltare.

Ora, contestualizzando la scena, dico che il tutto è avvenuto la domenica del 23 novembre 2014, il giorno del giudizio universale di Cristo. Ebbene, qualcuno aveva giudicato un altro uomo, senza guardare prima se stesso.

Ah, dimenticavo! Non c’era nessun segnale di divieto per svoltare a sinistra.