Ti voglio bene, papà!

Una vecchia fotografia

“Le lacrime scorrono calde sul mio viso: è la prima volta che ti tengo in braccio.
Sei così piccola e indifesa, uno scricciolo”.
scricciolo
Guardo quella vecchia foto ed i ricordi scorrono veloci.
Era la mia bimba. Ti ho voluto ad ogni costo, cercata e desiderata anche nel corso delle lunghe notti bianche trascorse in solitudine.

Tua madre non allattava, perciò il primo latte te l’ho dato io. La prima notte che hai trascorso in casa non riuscivi a prendere sonno, allora ti ho stretta al mio petto e sei entrata
nel mondo dei sogni mentre vegliavo su di te.
Hai imparato a camminare e poi a parlare ed io sempre presente.
Lilo e Stitch e la favola di cappuccetto rosso.
Il primo giorno al nido ero in ansia come fosse l’esame di maturità.

La condanna

In seguito, è accaduto qualcosa che i bambini non sanno spiegarsi. I grandi, loro, commettono molte sciocchezze e un triste giorno il tuo papà è stato costretto a partire.
Da allora niente sarebbe stato più come prima, niente favoletta la notte prima di dormire, niente camminate al parco, niente scampagnate con la bici o corse sui pattini
Un signore con la toga ha stabilito le regole su come dovevo fare il padre. Ha ordinato a che ora e in quali giorni avrei potuto farti visita e quando avremmo trascorso insieme le vacanze. Prima di allora nessuno poteva disporre dei nostri incontri. Trascorrevamo insieme tutto il tempo necessario, era tutto ciò che desideravo: utilizzare il mio tempo per giocare con mia figlia e vederla crescere.
Adesso no! Adesso, al contrario, c’erano delle regole da seguire. E guai a non farlo, il giudice aveva il potere di limitare ancor di più gli obblighi da lui stabiliti.
Stai crescendo, hai imparato a leggere e presto diventerai una signorina. Anche se abito lontano, io sono sempre il tuo papà. Non l’ho voluta io questa separazione, non l’avrei mai fatto, non l’avevo mai neppure lontanamente immaginato. Eppure, il destino aveva scelto per noi questo tipo di vita, quello di un figlio e del suo genitore separati dalla lontananza e dalle circostanze quotidiane.

La speranza

Non so quand’è che un figlio ha l’età giusta per comprendere e accettare certi meccanismi, io so soltanto rendermi disponibile ogni volta che lo vorrai.
La vita, in generale, non mi ha mai voltato le spalle, le persone sì, di quelle non ci si può fidare.
Dio e la preghiera mi danno la forza di continuare a sperare che un giorno tu mi dica nuovamente:
ti voglio bene, papà!”.

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